BOLZANO. Quando, nel 2005, venne classificata al secondo posto al Concorso pianistico "F.Busoni" furono in molti a preferire il suo talento a quello del vincitore.
Giuseppe Andaloro, il vincitore, era impeccabile ma un tantinello algido. Una sconfitta sul filo di lana può anche risultare salutare e per Mariangela Vacatello, evidentemente intelligente quanto orgogliosa e consapevole di voler conquistare con unghie e denti quanto le spettava, così è stato. Lo testimoniano i suoi successivi, crescenti successi internazionali, culminati nel 2009 nel primo premio vinto al Concorso "Top of the World" in Norvegia. Poche settimane fa Mariangela ha presentato al Castello del Buonconsiglio di Trento il suo più recente impegno discografico, tutto dedicato a Franz Liszt del quale ricorre il duecentesimo anno dalla nascita e, neanche a dirlo, ad uno dei cicli lisztiani più temibili, quello dei 12 "Études d'exécution trascendante". Confessiamo che, quando riceviamo un Cd da presentare sul giornale o su una rivista, lo ascoltiamo quasi sempre una, due volte, ma questa volta il disco, pubblicato da Brillant Classics (94250) gira ripetutamente sul nostro lettore almeno una volta al giorno. A parte l'alta definizione della ripresa sonora, che fa sempre piacere e che qui è veramente esemplare, l'interpretazione fissata dalla Vacatello della catena dei difficilissimi Études è di quelle che scaldano il cuore e che danno la misura della continuità della grande scuola pianistica europea anche da parte delle più giovani generazioni. Anche grazie a registrazioni come questa l'immortalità del grande pianista compositore magiaro è bene assicurata.
La "trascendenza" di questi Studi ottocenteschi non risiede solo nella loro impervietà virtuosistica e nello sfarzo immaginifico dell'Autore, ma anche nella profondità concettuale di pagine come "Vision", "Ricordanza" e le stupende "Harmonies de la soir". Lo sa bene l'artista, che vi trasfonde una profondità di pensiero davvero encomiabile, soprattutto tenendo conto della giovane età. Quanto al virtuosismo poi, e alla naturalezza dell'impianto tecnico, ascoltare per credere.

© Mariangela Vacatello