Mariangela Vacatello, pianista di grande talento e di fama mondiale, martedì 1 ottobre alle 16,30 aprirà il concerto alla Biennale Musica di Venezia, insieme al Quartetto d’archi Prometeo, con il brano musicale “Dans le mur” di Georges Aperghis, compositore greco trasferitosi dal 1963 a Parigi dove compone e scrive opere teatrali.
Dopo aver debuttato in concerto per la prima volta con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali a 14 anni nella sala Verdi del Conservatorio di Milano eseguendo il Concerto N. 01 di Franz Liszt, Mariangela Vacatello, classe 1982, ha iniziato a studiare musica con Aldo Tramma a Napoli, ha frequentato l’Accademia Pianistica Internazionale “Incontri Col Maestro” d’Imola e il Conservatorio di Milano, proseguendo gli studi alla Royal Academy of Music con Christopher Elton. A 17 anni, con la vittoria del secondo premio al concorso “Franz Liszt” di Utrecht, si è fatta conoscere e apprezzare a livello internazionale ricevendo diversi riconoscimenti tra cui il premio “Giuseppe Verdi: la musica per la vita”, il “Nino Carloni” a L’Aquila nel 2009 e pochi giorni fa il Premio per la Visione a Civita di Bagnoregio. Da diversi anni si esibisce nelle più importanti stagioni concertistiche del mondo.
Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Mariangela Vacatello, parlando con lei non solo del Concerto alla Biennale Musica di Venezia ma anche dei prossimi progetti.
Il 1° ottobre aprirà il concerto della Biennale Musica di Venezia con il brano musicale Dans le mur di Georges Aperghis. Ci può anticipare quello che vedremo?
“Suonerò insieme al Quartetto d’archi Prometeo, con la partecipazione dell’IRCAM: Institut de Recherche et Coordination Acoustique/Musique di Parigi, centro per la ricerca elettronica e musica piu’ famosa del mondo. E’ con loro che è iniziata la mia avventura nella musica contemporanea. Il concerto si aprirà con “Dans le mur”, un brano per pianoforte ed elettronica, composto da Georges Aperghis, caratterizzato da una densa scrittura pianistica che si basa su famose sezioni di frammenti della letteratura pianistica dell’Ottocento lavorati con l’elettronica che compone le mur dove il pianista getta il suo graffio. E’ un brano da 18 minuti formato da 12 sezioni intese come modi di suonare differenti. In prima esecuzione mondiale è invece “Scherzo”, brano per pianoforte solo scritto per me da Aperghis che è principalmente un compositore per voce e ha rifondato il teatro musicale a Parigi. Dans le mur è del 2007 e ora ha ripreso a scrivere, per me è stato un onore ricevere questo brano, che è pianistico nel senso di virtuoso all’ennesima potenza, estremamente trascendentale, con note molto melodiche che proseguono fino alla fine alternando le mani a dei giochi ritmici che si intersecano in questa sorta di continuum. Il concerto continuerà con il Quartetto acustico di Alessandro Solbiati e poi eseguiremo nella seconda parte in quintetto con il Quartetto d’archi Prometeo un brano di Marco Momi, Unrisen, con l’aiuto dei transduttori, un meccanismo per cui i suoni di sintesi bengono trasmessi non attraverso gli speaker ma dagli strumenti stessi in una reale fusione dell’artificiale con l’umano creando un’amplificazione dello strumento acustico. E’ un brano da 28 minuti, Marco Momi è uno dei massimi esponenti nella ricerca dei suoni dell’elettronica”.
Quest’estate è tornata in Cina, dove era stata in precedenza per alcuni concerti, per selezionare i partecipanti al premio F.Liszt di Utrecth 2020. Che esperienza è stata?
“Ero stata in Cina quattro volte per alcuni concerti, questa occasione è stata un’esperienza diversa e molto interessante. La mia carriera internazionale parte proprio dall’Olanda, dal premio F.Liszt di Utrecth a cui ho preso parte nel 1999 arrivando seconda, un riconoscimento importante per una pianista italiana che studiava all’Accademia di Imola. Sono stata felice che abbiano pensato a me come giurata, sono andata in giro per il mondo per tre settimane e mezza. Siamo stati in Cina, a Mosca, in Olanda e a New York. Abbiamo ascoltato moltissimi candidati e ne abbiamo scelti 14 che prenderanno parte al concosro. Vivo la musica a 360 gradi, non soltanto attraverso lo studio costante per aggiornarmi ma anche osservando cosa succede nelle scuole musicali del mondo perchè il concorso internazionale è una sorta di Olimpiade”.
Parlando di scuole musicali del mondo, che differenza ha riscontrato tra quella italiana e quella cinese?
“A Shanghai in particolar modo abbiamo avuto una situazione diversa dal resto del mondo. I cinesi sono persone molto attive e organizzate e fanno tante cose insieme, noi eravamo lì per giudicare i partecipanti al concorso olandese e invece ci hanno chiesto di presentarci qualche giorno prima per selezionare oltre 3000 giovani per un nuovo concorso F.Liszt dedicato ai ragazzi, organizzato a Shanghai. La Cina è un paese enorme che si sta avvicinando all’Europa e all’America, è un paese in evoluzione. Per quanto riguarda le scuole musicali l’Italia ha sempre avuto una raffinatezza riconoscibile, è un paese che ha molto bisogno di sostegno per quanto concerne la cultura non solo dal punto di vista economico ma anche nel credere che abbiamo una grande storia e tradizione musicale. Sarebbe importante preservarla”.
Quale consiglio darebbe a un giovane che vuole diventare pianista?
“Innanzitutto bisogna essere aperti all’ascolto, non soffermarsi su quello che si trova in rete dove spesso vengono messe in evidenza cose che sono interessanti solo in apparenza, serve una grande ricerca personale non solo musicale ma anche intorno all’arte. Bisogna iniziare per puro piacere personale, fidandosi delle accademie, nessuna scuola vuole mettere in difficoltà lo studente ma dare un’idea precisa di quello che sarà poi la vita. Come in tutti i lavori fatti con amore e passione servono anche i sacrifici e la dedizione”.
Quando ha capito che la musica e il pianoforte in particolare erano la strada da seguire?
“Sono stata abbastanza fortunata, perché mio padre e mio madre sono musicisti e quindi sono cresciuta circondata dalla musica. Come tanti ragazzini ho iniziato a suonare per gioco quando avevo 4 anni, poi i miei genitori hanno notato che ero portata per il pianoforte e hanno deciso di farmi seguire privatamente, a 7 anni, da un insegnante del Conservatorio, quindi sono entrata nell’Accademia di Imola e poi al Conservatorio di Milano, proseguendo i miei studi anche all’estero. Ho fatto molte amicizie, ho seguito masterclass di docenti pianisti. Non nego che ci siano stati momenti difficili ma sono riuscita a superarli e a seguire la mia strada”.
Qual è il suo sogno nel cassetto?
“Uno dei miei sogni l’ho realizzato a gennaio quando ho fatto un concerto al Teatro San Carlo di Napoli che è la mia città e quindi mi piacerebbe molto tornare a suonare in questo meraviglioso teatro. Poi spero di poter incontrare sempre compositori e musicisti con cui collaborare in modo da seguirli da vicino e capire le loro idee. Passo gran parte del tempo a studiare me stessa e come rendere al meglio le partiture degli altri. Oggi si tende molto a gratificare il pubblico, questo è indubbiamente importante ma vi racconto un piccolo aneddoto riguardante la Cina, dove il pubblico è molto attento ma diverso rispetto a quello americano o europeo. Durante il mio ultimo tour, un giorno ho chiesto al mio manager cosa interessasse di più musicalmente parlando ai cinesi e lui mi ha detto che la mia preoccupazione non doveva essere il pubblico ma che dovevo concentrarmi su quello che volevo fare e dire perché prima o poi gli spettatori avrebbero capito e apprezzato”.
A quali progetti sta lavorando?
“L’11 e il 12 ottobre sarò a Torino per l’inaugurazione della Stagione Sinfonica con l’Orchestra Nazionale della Rai in diretta su Rai 5 e Rai Radio3 nei circuiti Eurovisione ed Euroradio, poi andrò in Gran Bretagna per due concerti, uno ad Oxford e l’altro a Cambridge. A fine anno mi dedicherò all’ideazione di nuovi progetti per poi iniziare il 2020 con il concerto al Teatro di Ferrara e quello al Teatro di Trieste. Infine andrò a Pretoria, in Sudafrica, dove mi hanno invitata come giurata ad un concorso”.